domenica 27 novembre 2011

Buon Avvento!

La prima settimana del Cammino di Avvento di quest'anno ci invita all'Attesa e alla Vigilanza: attesa feconda di rivedere Gesù e di camminare sui suoi passi.

Vegliamo e siamo pronti ed emozionati all'incontro con Lui che avviene in ogni momento della nostra vita!

Accendiamo la prima candela delle 4 che indicano le 4 settimane di Avvento, simbolo del nostro desiderio di Luce che proviene da Dio.

giovedì 24 novembre 2011

Colletta alimentare e distribuzione alimenti ai poveri del quartiere

La fraternità sabato 26
vive una giornata di servizio:

Colletta alimentare
al SIMPLY e ALIS 


e distribuzione
          alimenti
          ai poveri  
             del quartiere

    Vieni anche tu?

martedì 15 novembre 2011

Il dono di un bambino. La testimonianza di Maria Rosa


Ho conosciuto sr Rosaria e sr Consuelo a Palermo entrando nella parrocchia di sant’Antonino dedite per l’ascolto ai giovani. Da quel momento fino a quando non ho lasciato la mia Sicilia ho frequentato la fraternità Casa Maria di Nazareth.

Ho conosciuto mio marito a 38 anni, a 40 ci siamo sposati, il 27 aprile del 2009. Il nostro è un matrimonio felice,ci amiamo alla follia,ma io ho sempre desiderato un figlio e quando,dopo pochi mesi di matrimonio non arrivava, sono entrata in crisi!!! Finalmente, a novembre 2009 rimango incinta,ma dopo i controlli di routine,mi viene detto che è una gravidanza vuota, la cosiddetta gravidanza con uovo chiaro,quindi mi hanno sottoposta ad un raschiamento, che mi ha buttata giù psicologicamente perché è un'esperienza tremenda, da cui mi ha salvato l'amore per mio marito e la mia fede!Poi la gente che mi chiedeva come mai non avevo figli metteva ancora di più il dito nella piaga accentuando il mio dolore.Lo scorso Natale ero ormai rassegnata,avevo un buon lavoro, aiutavo mio marito in negozio, poi la nostra vita di coppie andava a gonfie vele,insomma non ci pensavo più. Il giorno di Natale però la piaga ha ripreso a sanguinare,quando una persona a cui eravamo andati a fare gli auguri di Natale,ha preso un cagnolino,ben sapendo che ha me fanno allergia, e avvicinandomelo, mi dice di portarmelo e di tenerlo con noi visto che figli non avevo!!!Immaginate il mio dolore!!! Non volevo far capire nulla a mio marito, ma il mio dolore era immenso e tornando a casa mi chiusi in camera dando sfogo al mio dolore! Alle 18 accesi la tv e mi sintonizzai su un canale in cui trasmettono il rosario dalla grotta di Lourdes, così con dolore chiesi alla Madonna di darmi la grazia di avere un figlio o di darmi la rassegnazione.I primi di gennaio non mi arrivò il ciclo, ERO INCINTA!!!! Dopo una gravidanza difficile,con 2 mesi di ricovero in ospedale con minacce di aborto,coliche renali,infezioni....sono stata a riposo assoluto fino al 7 mese,i medici avevano detto a mio marito che la mia era una gravidanza ad alto rischio,ma io sapevo che Dio e Maria avrebbero esaudito il mio sogno e la mia preghiera e non ho voluto nemmeno fare l'amniocentesi anche se tutti dicevano che alla mia età è obbligatoria (ho quasi 43 anni). Il 13 settembre è nata Nicolmarì,durante l'intervento di parto cesario il medico ha asportato una cisti grande quanto la testa della bimba,mi hanno trovato le varici all'utero e hanno trovato l'endometriosi!!!!!Il medico mi ha detto queste testuali parole: "Signora,questa bambina è figlia del miracolo! Perché visto quello che c'era dentro il suo utero e visto l'età doveva essere sterile!".Io dopo la mia esperienza dico le parole che l'angelo disse a Maria:"NULLA è IMPOSSIBILE A DIO". 

A tutti coloro che leggeranno la mia testimonianza dico: "chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete".


Maria Rita Rubino Senese

martedì 8 novembre 2011

Marcia per la Pace ad Assisi - Testimonianza


Il racconto comincia da Perugia. Si respira un clima di festa e di profonda quiete. Il transito ai veicoli è limitato a pochi mezzi e sino ad una certa ora. Dunque ci si può guardare intorno indisturbati e ciò che si nota immediatamente è la presenza di tanta gente, animata dallo stesso spirito, si sente nell’aria. 

Lo sguardo è rapito dai colori, centinaia, no anzi migliaia di bandiere della pace, quella di tutti i colori che era usata dai nonviolenti in Asia e che si vide per la prima volta in Italia alla marcia della pace del 1961, dai cartelloni, dagli striscioni, ciascuno vuol dare la propria testimonianza, che sia il singolo o l’Associazione. 

Non mancano i diversamente abili, le famiglie (neonati nei passeggini), bambini, anziani, gente proveniente da ogni dove. Ecco dunque realizzarsi il desiderio di Capitini: “Si tratterà dell’Unione tra la straordinaria grazia dell’ambiente naturale con quello umano”. 


Durante la marcia, durante quei 24 Km che separano la “laica Perugia” dalla “religiosa Assisi” abbiamo avuto modo di riflettere sulla incredibile intuizione di un “semplice” professore universitario che si è rivelato invece uno dei più grandi maestri di pace e nonviolenza. 

Così quale occasione migliore per testimoniare la solidarietà, il dolore, la rabbia ma anche e soprattutto il desiderio di cambiamento con cui per es. Amnesty International ha richiamato alla mente dei presenti i 1500 morti nel Mediterraneo, facendo sfilare uno di quei barconi dei “viaggi della speranza”, interrogandosi su dove sia l’Europa mentre la tragedia si consuma... Ed ancora significativo quel globo terrestre trasportato da un trattore che potrebbe far pensare: “in che direzione stiamo andando?”. E poi tutte le magliette o gli altri messaggi che ci ricordano quante migliaia di euro vengano investiti nelle spese militari mentre avremmo bisogno soltanto di PACE! 

Ed allora quando un po’ fiacchi per la stanchezza ci si ferma per una breve pausa ecco che alla vista ed al pensiero di tutto ciò, si desidera riprendere veloci il cammino, incoraggiati anche dalla presenza e dalla testimonianza di uomini eccezionali come il missionario p. Alex Zanotelli. È stato bello marciare accanto a lui per un po’, quanta energia, quanto coraggio! 

Come ci si può fermare a guardare, quando in questo frangente storico - politico - sociale tutto sembra procedere al contrario, incontrollato ed incontrollabile? 

Il nostro auspicio e proposito è dunque che la marcia non duri un giorno solo, ma sia incessante, che non ci stanchiamo di andare e di lottare per un mondo più giusto e migliore per tutti gli uomini, quegli uomini in cui Aldo Capitini nutriva grande fiducia ed in cui riponeva grande speranza. Speriamo di non deluderlo! 


Antonella Brucato 
(Associazione V.L.V.)

mercoledì 2 novembre 2011

Commemorazione dei defunti

La commemorazione dei fedeli defunti appare già nel secolo IX, in continuità con l’uso monastico del secolo VII di consacrare un giorno completo alla preghiera per tutti i defunti. Amalario, nel secolo IX, poneva già la memoria di tutti i defunti successivamente a quelli dei santi che erano già in cielo. E’ solo con l’abate benedettino sant’Odilone di Cluny che questa data del 2 novembre fu dedicata alla commemorazione di tutti i fedeli defunti, per i quali già sant’Agostino lodava la consuetudine di pregare anche al di fuori dei loro anniversari, proprio perché non fossero trascurati quelli senza suffragio. La Chiesa è stata sempre particolarmente fedele al ricordo dei defunti. Nella professione di fede del cristiano noi affermiamo: “Credo nella santa Chiesa cattolica, nella comunione dei Santi…”. Per “comunione dei santi” la Chiesa intende l’insieme e la vita d’assieme di tutti i credenti in Cristo, sia quelli che operano ancora sulla terra sia quelli che vivono nell’altra vita in Paradiso ed in Purgatorio. In questa vita d’assieme la Chiesa vede e vuole il fluire della grazia, lo scambio dell’aiuto reciproco, l’unità della fede, la realizzazione dell’amore. Dalla comunione dei santi nasce l’interscambio di aiuto reciproco tra i credenti in cammino sulla terra i i credenti viventi nell’aldilà, sia nel Purgatorio che nel Paradiso. La Chiesa, inoltre, in nome della stessa figliolanza di Dio e, quindi, fratellanza in Gesù Cristo, favorisce questi rapporti e stabilisce anche dei momenti forti durante l’anno liturgico e nei riti religiosi quotidiani.
Il 2 Novembre è il giorno che la Chiesa dedica alla commemorazione dei defunti, che dal popolo viene chiamato semplicemente anche “festa dei defunti”. Ma anche nella messa quotidiana, sempre riserva un piccolo spazio, detto “memento, Domine…”, che vuol dire “ricordati, Signore…” e propone preghiere universali di suffragio alle anime di tutti i defunti in Purgatorio. La Chiesa, infatti, con i suoi figli è sempre madre e vuole sentirli tutti presenti in un unico abbraccio. Pertanto prega per i morti, come per i vivi, perché anch’essi sono vivi nel Signore. Per questo possiamo dire che l’amore materno della Chiesa è più forte della morte. La Chiesa, inoltre, sa che “non entrerà in essa nulla di impuro”.
Nessuno può entrare nella visione e nel godimento di Dio, se al momento della morte, non ha raggiunto la perfezione nell’amore. Per particolari pratiche, inoltre, come le preghiere e le buone opere, la Chiesa offre lo splendido dono delle indulgenze, parziali o plenarie, che possono essere offerte in suffragio delle anime del Purgatorio. Una indulgenza parziale o plenaria offre alla persona interessata una parziale o plenaria riduzione delle pene, dovute ai suoi peccati, che sono già stati perdonati. Tale riduzione può essere fruita anche dai defunti, i quali possono essere liberati dalle loro pene parzialmente o totalmente. La commemorazione dei defunti ebbe origine in Francia all’inizio del decimo secolo.

(Don Marcello Stanzone, tratto da questo link)

martedì 1 novembre 2011

Le Parole del Papa ai giovani a Madrid 2011

La festa di Ognissanti

La festa di Tutti i Santi, è una giornata di gioia, di spe­ranza, di fede. Una delle giornate più intelligenti, più raf­finate che la liturgia ci propone; è la festa di tutta l'umanità, del­l'umanità che ha sperato, che ha sofferto, che ha cercato la giusti­zia, dell'umanità che sembrava perdente e invece è vittoriosa. E’ la festa di Tutti i Santi, non solo di quelli segnati sul calen­dario e che veneriamo sugli alta­ri, ma anche di quelli che sono passati sulla terra in punta di pie­di, senza che nessuno si accor­gesse di loro, ma che nel silenzio del loro cuore hanno dato una bella testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, forse parenti no­stri, amici, forse nostro padre, nostra madre, umili creature, che ci hanno fatto del bene senza che noi neppure ci accorgessimo. [...] Di solito, una volta che ab­biamo messo i santi sugli altari, li ammiriamo, li invochiamo, ma non li imitiamo, perché pensiamo che siano troppo eroi per vivere come loro. Ma non è così. Nella festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci dice che i santi sono uomini e donne comuni, una mol­titudine composta di discepoli di ogni tempo che hanno cercato di ascoltare il Vangelo e di metter­lo in pratica. Sono questi i santi che salva­no la terra. C'è sempre bisogno di loro. È in virtù dei santi che so­no sulla terra, che noi continuia­mo a vivere, che la terra continua a non essere distrutta, nonostan­te il tanto male che c'è nel mon­do. Ed è in virtù dei santi di ieri, dei santi che sono già salvati e che intercedono per noi: "una molti­tudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, popolo e lingua". Nella festa di Tutti i Santi, noi celebriamo la gioia di essere an­che noi chiamati alla santità, per­ché ci è stato detto che abbiamo un cuore che batte come figli di Dio. Ci pensiamo? E San Gio­vanni che ce lo ricorda: "Caris­simi vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente... ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sap­piamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo si­mili a lui, perché lo vedremo co­sì come egli è". Ma quale è la strada della san­tità? Gesù ce l'ha indicata con l' annuncio delle beatitudini che sono la sintesi del Vangelo, lo specchio di fronte al quale ogni discepolo di Cristo deve con­frontarsi. È il portale d'ingresso del Discorso della Montagna, la "carta costituzionale del cristia­nesimo". Ogni regno ha le proprie leg­gi. Le beatitudini sono la legge del Regno di Dio. Chi le osserva entra nella felicità del Regno. Questo dobbiamo capire. Dio ha posto nel nostro cuore la vocazione alla felicità, come ul­timo segno della nostra somi­glianza con Lui. Dio è il Sommo bene, il Beato per eccellenza. Per essere figli di Dio bisogna esse­re felici.

(A cura di Gianni Sangalli della Rivista mensile “Maria Ausiliatrice” Torino, tratto da questo link).